giovedì 13 febbraio 2020

IL CHIOSTRO INTERIORE. FUTURO E MANIPOLAZIONE

La pratica del non conforme, del Syat  e altre meditazioni descritte, ci hanno irrobustito di fronte ai vari tipi di manipolazione.
Siamo ormai consapevoli che le polarizzazioni ci tolgono energia e che la polarizzazione più potente è quella tra ottimismo e pessimismo.
Oggi ritorneremo sul tema in maniera più specifica e per farlo vi proporrò una piccola pratica.

La pratica in questione, molto antica in verità, è quella di crearsi un piccolo luogo interiore dove dialogare con i grandi del passato.
Il vantaggio che offre la fantasia e la cultura è alle volte questo, crearsi un luogo protetto, viaggiando nel tempo e nello spazio per sottrarsi alle manipolazioni, non per negarle ma per comprenderle e contrattaccare.

Ispirati dalla propria fantasia e dalle proprie letture, createvi un vostro luogo interiore; può anche essere più di uno. Potete crearvi più luoghi a secondo di ciò che state leggendo o in base al personaggio con cui volete dialogare o, più semplicemente, lasciate libero sfogo alla vostra reverie (vedi post).

Oggi vi condurrò nel '500 spagnolo in un chiostro poco fuori Salamanca, frequentato dai frati agostiniani.

Lì vi è frate Luis de Leon (1527 o 28 - 1591) che discute con i suoi confratelli.   (A questo autore dedicai già un post in un altro blog firmandomi come Leopardo Illeonito).

Amo oltremodo questo autore, questo fine poeta, vertice della lingua spagnola rinascimentale, teologo di elegante dottrina e mirabile traduttore. Costui non visse sempre nella calma del chiostro, conobbe la durezza del carcere nel quale l'inquisizione lo rinchiuse per anni a causa della sua traduzione dall'ebraico allo spagnolo del Cantico dei Cantici. 
  
Dopo il carcere riprese le sue lezioni universitarie, come se la detenzione non gli avesse fiaccato lo spirito; le riprese con la frase rimasta famosa: Dicebamus hesterna die  (Come dicevamo ieri).
In questo chiostro con frate Luis discutiamo del futuro, ovvero di quale futuro è riservato ai nostri giovani ed al pianeta.

Il dotto frate, camminando lentamente, con le mani appoggiate alla lunga cintura di cuoio tipica del suo ordine, comincia a parlare di uno dei suoi testi più famosi: De los nombres de Cristo (I Nomi di Cristo).
Tra i vari appellativi di Cristo vi è anche quello di: "Padre del secolo futuro", appellativo tratto da un verso di Isaia.

Cristo è anche Padre del secolo futuro, ovvero del futuro, del nostro futuro; ma cosa vuol dire?
Significa che Cristo ci invita a nascere un’altra volta, a rinascere nello Spirito. Ci esorta a rinnovarci, lasciandoci alle spalle tutto ciò che è vecchio e malsano. Ci rivela che è possibile affrancarsi da tutto ciò che ci inchioda nello sconforto.

L'affrancamento è realizzabile grazie ad un impegno che sia un progressivo venir meno del proprio egoismo e della propria chiusura mentale. In questo modo è possibile la costruzione di un futuro che non sia la semplice estensione di un presente che perpetua le attuali ingiustizie.

Il volere che Cristo sia padre del futuro vuol dire veramente credere che sia possibile creare una generazione futura realmente fortunata.  Dove per “fortuna” non s'intende che tutto debba andare di culo ma s'intende una pienezza di sapore- sapere della vita.

Nella calma del chiostro, seppur virtuale, le cose mi appaiono più chiare.
Diventa chiara la disputa tra catastrofisti e negazionisti.
E' una disputa fallace, è una disputa falsa perché porta allo stesso risultato: negare qualsiasi impegno.
Sia l'ineluttabile catastrofe, sia il negare il problema porta allo stesso risultato: disimpegnarsi e non fare mai un c...

Ma a chi giova questo non fare nulla, questo fiaccare la volontà? Cosa si nasconde dietro ciò che è diventato ormai un mantra universale ovvero: "Non c'è futuro per i giovani”?
E poi, ne siamo davvero sicuri?

Certo, l'aspettativa di vita per un giovane americano, magari nero, di un quartiere povero è assai bassa, ma a Napoli e dintorni non è maggiore. Un colpo di pistola sparato da un poliziotto, un overdose, un incidente in auto causato dall'alcol o un proiettile vagante in un regolamento di conti fanno sì che arrivare a trent'anni sia un'impresa.  E per i rimanenti? Si sta prospettando un futuro dove il lavoro sarà pagato un euro e cinquanta l'ora. E nel resto del mondo? Una guerra perenne povero contro povero.

Questa è la prospettiva. Ma da chi viene predicato e messo in atto tutto ciò? Dai vari potenti e dai loro alto-parlanti. Domandiamoci però quale tipo di futuro è riservato ai figli di costoro?
Costoro lo vedono benissimo: spesati a girare il mondo, senza una vera patria se non quella del denaro, e ben foraggiati per ogni evenienza con super stipendi o super parcelle o bustarelle o altro. Questo è il futuro che vedono e che si stanno creando.

Cerchiamo di non essere conformi a tale disegno.
Proviamoci almeno, con la consapevolezza che tale non conformità è davvero scandalosa.
E' scandalosa nel vero senso della parola cioè essere d'intralcio.
Proviamo ad essere pietra dello scandalo, d'intralcio, a codesta idea dominante che il futuro debba esistere solo per pochissimi.

Una vera pratica sapienziale vissuta nel sapore-sapere della vita non può accettare che il futuro sia privilegio di pochissimi.
Il futuro deve essere in Cristo.
Ciò non significa ovviamente un’adesione al Cristianesimo come confessione. Significa abbracciare un vero universalismo al di là delle appartenenze personali.   
Significa un'adesione sapienziale.

Una vera pratica non può rimanere indifferente a questa prospettiva manipolatoria e cercherà per prima cosa di non farsi fiaccare in bipolarismi in realtà gestiti dal pensiero unico.
Pertanto, vi invito ad uscire dalla caverna del pensiero conforme e a viaggiare nel tempo e nello spazio.
Createvi un vostro luogo interiore dove i grandi del passato prendono forme e vita e sono disposti a parlarvi.
E' molto meglio della TV ed esente da canone e da interruzioni pubblicitarie.  


Straf.


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