giovedì 6 febbraio 2020

LA PRATICA DEI GESTI (ancora sul non conforme)




Vi ricordate il Fantozzometro? Magari andate a dargli un’occhiata!
Dunque, mi ero già lasciato scappare qualcosa sull'importanza dei gesti e avevo recensito il libro della Amy Cudy sul tema; ora tiriamo un poco le somme.

In uno degli innumerevoli film dedicati all'eroe dei fumetti Batman vi è il nocciolo della questione. (Il cavaliere oscuro - Il ritorno; The Dark Knight Rises; 2012).

Batman deve compiere la sua ultima impresa, è un’impresa sacrificale: decide di sacrificare la propria vita per salvare la città (anche se la scamperà pure stavolta). Il clima è quello dell'addio.  Batman a bordo del suo bat-aereo si congeda dal vecchio commissario Gordon e in tale congedo rivela anche la  sua identità di Bruce Wayne; come? Rammentando un episodio.

Lui è il piccolo Bruce, è appena diventato orfano, entrambi i genitori sono stati uccisi da un criminale. Il piccolo Bruce è in una stazione di polizia, solo, smarrito, tremante ed impaurito; un semplice poliziotto di pattuglia si toglie il cappotto della divisa e copre il piccolo. E' un gesto, un semplice gesto, ma dà sicurezza al piccolo, si stampa nella mente del bambino smarrito: il mondo non gli è più ostile. Un semplice gesto, il cappotto di una divisa, si crea però il legame, il piccolo da grande sarà un difensore, un protettore dei deboli. Se quel piccolo è diventato Batman lo deve anche a lui, al commissario Gordon e a quel cappotto che, l'allora  semplice agente Gordon, gli aveva messo sulle spalle.
Potere dei gesti.

Leggiamo i testi sacri: Buddha, Gesù e i grandi maestri sono rappresentati nei gesti minimi, carichi d'energia, consapevolezza e grazia.
Abbiamo visto Fantozzi e i suoi gesti affannosi, ci siamo misurati con il fantozzometro ed ora rispondiamo: come sono i nostri gesti?
Sono affannosi, maldestri o cercano di creare un significato, di creare valore nella nostra vita?
Certo non ci capiterà di mettere il cappotto sulle spalle di un orfano ma le occasioni non mancano per dare valore ai nostri gesti.
Iniziamo ad osservare, intanto: osserviamo come i santi vengono rappresentati dai grandi artisti ispirati.

Io amo molto ad esempio un quadro di Murillo: San Tommaso da Villanova e i poveri (Londra, Wallace Colletion, rappresentato nella foto).
E' un quadro altamente ispirato che ci induce alla meditazione e alla contemplazione.

Domandiamoci: se guardo la  scena, la vivo, entro nel quadro, prendo il posto del povero, cosa accade?
Cosa mi rimarrà nel cuore e nella mente? L'obolo o il gesto del santo?
Cosa provo, mi sento nutrito da quello sguardo di santità?
Prendo il posto degli altri poveri: cosa accade?
Prendo il posto dell'ecclesiastico che tiene la tiara e guarda il santo: cosa accade?
Prendo il posto del santo: cosa accade dentro di me?
Cosa comunica la gestualità del santo? Quel suo chinarsi verso l'altro?

E' solo elemosina o è qualcosa di più, è nutrimento, un sostegno, è un chinarsi protettivo verso l'altro?  E' un farsi prossimo dell'altro?
Il potere del gesto, la grazia del gesto, del gesto che ci rende "prossimi" dell'altro.
Del gesto che ci trasforma e ci induce a restituire.
Il gesto ricevuto induce ad una restituzione, il povero magari rimarrà povero ma non sarà più un poveraccio, un dis-graziato, sarà un uomo consapevole della propria grazia e contagerà gli altri.

Il gesto di grazia trasforma: come il piccolo Bruce, vogliamo restituire forza e protezione, non vogliamo più essere piccoli ed indifesi, vogliamo essere Batman.

Per contro, osserviamo la gestualità in auge in molti programmi televisivi: gesti scomposti, aggressivi, invasivi, totalmente privi di grazia. Cosa ci comunicano, cosa proviamo se non ansia e irritabilità?
Eppure, funzionano. Perché? Ormai vi è chiaro, esperti dell'arte del non conforme (vedi vari post); sappiamo che la manipolazione avviene rendendoci ansiosi e irritabili, sottraendo energia e consapevolezza; togliendoci la grazia ci tolgono la forza. Insomma, si vuole che restiamo tutti come il piccolo Bruce, povero e indifeso.

Che fare allora?
La prima mossa l'abbiamo fatta, abbiamo osservato la differenza e siamo in grado di scegliere e poi possiamo praticare.
Praticare la meditazione con mudra, i gesti carichi di energia presenti in varie tradizioni yogiche.
Avrete sicuramente visto immagini delle divinità induiste, e soprattutto del Buddha in meditazione, compiere dei gesti con le mani; ebbene esistono mudra per ogni situazione emotiva ed esistenziale e vi sono molti buoni manuali che descrivono codesta pratica.
Pochi minuti al giorno ed il corpo acquisterà una nuova grazia ed una rinnovata energia.
Provate.

Anche stavolta ci siamo divertiti a far incontrare personaggi diversi: Batman  e Murillo, San Tommaso da Villanova e il Buddha; tutto all'insegna del non conforme.
Ripeto, osservate e meditate e ... fatevi trovare pronti quando si accederà il bat-segnale.


Straf.




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