martedì 21 gennaio 2020

GIOCO, SAPIENZA, CREATIVITA' E OTTUSITA'


Questa volta la recensione non riguarda un libro ma un'opera d'arte, una scultura nella fattispecie.

E' una scultura sulla "ludopatia", creazione dell'artista Alfonso Bonavita e situata nel quartiere di San Pier d’Arena a Genova.
Perché una scultura e perché proprio sul tema della "ludopatia", direte voi. 

Proviamo a fare un passo indietro per riformulare velocemente il termine sapienziale e come lo stiamo usando.
Con termine sapienziale ho indicato, ricalcando il principio della lectio divina, la dimensione sapere - sapore della vita.
La sapienza è quel tipo di conoscenza che non è pura teoria ma neppure semplicemente pratica, prerogativa della saggezza, ma è qualcosa di diverso.
La sapienza è un sapere dal coinvolgimento totale: è un sapere-sapore che ci permette non solo di conoscere ma anche di apprezzare la vita in tutte le sue sfumature.
La sapienza è un sapere essenzialmente relazionale.
La pratica sapienziale è quindi una pratica di relazioni.

Nel preambolo del nostro blog si era infatti partiti dal testo di Stefano Mini Il Principio di relazione.
Yoga e sciamanesimo, opportunamente compresi da un punto di vista filosofico e antropologico, secondo Mini, sono strumenti preziosi per la comprensione del principio di relazione.
La sapienza biblica si pone sullo stesso principio.

Gianfranco Ravasi, dotto teologo, nel suo commento dei testi sapienziali lo enuncia in modo esplicito: la dimensione sapienziale è la relazione. La relazione uomo - Dio (trascendenza, senso, etc); la relazione uomo- uomo; la relazione uomo - natura.
Ma cosa è quindi questa dimensione sapienziale, è possibile definirla meglio?
Proviamoci facendo parlare direttamente la sapienza.
Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera fin d'allora.
Proverbi, v. 22.

Ravasi commenta il testo analizzando in dettaglio il verbo creare nell'ebraico originale e ne illustra la molteplicità di significati. Da questa analisi risulta che non si tratta semplicemente di una creazione "data" ma di un'attività nel quale l'uomo è parte integrante.
La sapienza è quindi qualcosa di divino ma nello stesso tempo, nella sua realizzazione, qualcosa di profondamente umano.

Continuiamo.
Io ero con il Signore come architetto.
Proverbi, v 30.
Come architetto, come principio di creatività ma ancora di più; Ravasi ci fa osservare che il termine "architetto" può anche significare "fanciullo".
Abbiamo toccato il punto.
Architetto- fanciullo.
Creatività - gioco.
La dimensione sapienziale come gioco creativo.
La sapienza come capacità di creare, giocare e relazionarsi.
Un termine sapienziale che compare spesso è infatti “diletto”.
Il dilettarsi come capacità di divertirsi giocando.
La creazione divina è gioco, la creazione umana è gioco, il gioco è divertirsi relazionandosi con Dio, con i propri simili e con la natura.
Sapienza è creare, sapienza è assaporare la vita creativa.
Noi diamo valore alla vita nella misura in cui ne siamo co-creatori.
Abbiamo delineato il punto.

Quindi possiamo far sorgere la domanda dov'è il gioco nelle macchinette mangia soldi?
C'è creatività, diletto, fantasia, emozioni, abilità, intelletto, sapere, relazioni?
No, non mi pare, allora perché continuare a chiamare tutto ciò gioco? Attività ludica?
Le parole sono importanti.

In quella che viene chiamata ludopatia non c'è gioco, solo riflessi condizionati manipolati nel tentativo inutile di raggiungere un premio.
Notate nella foto il sacco di euro a cui tende il disperato scolpito.

E' una tensione senza speranza, senza amore, né creatività.
E' un puro tendere condizionato.
No, non c'è gioco, solo sfruttamento delle debolezze umane.
Diciamolo… non c'è gioco, non c'è amore per la vita.
Il giocatore compulsivo non si sente creatore della propria vita ma vittima di un oscuro destino.

Gioco è quello dell'artista, del poeta, del viaggiatore, del bambino "sapiente" che gioca sulla spiaggia.
Il gioco è attività rigenerante, il gioco è reverie (vedete post sulla reverie “Il diritto di sognare”) il gioco è sapienza.
L'unico modo di combattere il falso gioco è proporre il vero gioco: quello dell'arte.
Non tutti saremo in grado di comporre un sonetto degno di Petrarca o di affrescare la cappella Sistina, ma che importa, proviamoci lo stesso.
Intanto impariamo ad apprezzare la creatività che ci viene data gratis: la creatività della natura, la creatività dell'arte di cui le nostre città sono piene, nutriamoci e sentiamo il sapere - sapore di tutta questa grazia.
Dilettiamoci veramente e non avremo bisogno di macchinette.


Straf.

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