giovedì 19 settembre 2019

SAPORE DI LIBRI ovvero la pratica sapienziale della lettura


La lettura rappresenta uno dei sapori a me più cari della vita.

Ripongo sempre una profonda diffidenza verso la persona che non ama leggere a meno che tale mancanza non sia compensata da un altro sapere di tipo artistico: pittura, musica o altro.

Ho anche una profonda diffidenza verso chi usa i libri solo per lo studio, lo studio strumentale.


Il massimo dell'imbecillità umana per me è rappresentata dall’esortazione/ammonimento che una mia collega diede ad un nostro allievo (a quei tempi insegnavo in un liceo) intento alla lettura  durante una pausa.
“Giacomino…  non leggere, studia!”
La lettura non è lo studio, è una premessa ad esso ma è anche un superamento, è un piacere ed un sapore ed è soprattutto una crescita, indipendentemente da ciò che  si legge.

Lo confesso, la penso come santa Teresa d'Avila e Pier Paolo Pasolini: detesto le persone istruite.   Eh… lo so che mi faccio dei nemici, ma è più forte di me.
Anche io amo le persone semplici e le persone colte.
Le persone istruite sono appunto persone "istruite" a far qualcosa come gli animali ammaestrati.
Per carità spesso sono utili, come sono utili i cani della protezione civile, ma con un distinguo:  per i cani ammaestrati della protezione civile provo un senso di ammirazione, per le persone ammaestrate no.

Lo studio meccanico, istruttivo,  ci rende animali ammaestrati, spesso peggio di animali.
Il delfino ammaestrato, grazie alla sua intelligenza riesce a trarne dei vantaggi e comunque instaura una relazione profonda con il suo istruttore.

In questo periodo storico, l'istruzione (ammaestramento) spesso già preconfezionata,  tende a ridurre al minimo lo spazio della lettura.
Il sapore della lettura è il ponte tra la persona semplice e la persona colta: entrambe conoscono la meraviglia e la fascinazione; magari leggeranno cose diverse, ma entrambe sanno stupirsi.

Sia ben inteso: per persona colta non intendo l'erudito.
La persona diventa colta non in base al numero di libri che legge ma in base alla capacità di dare un valore "sapienziale" a ciò che legge.

Ho uno zio falegname, ormai vecchio, ha fatto solo le scuole elementari, ma è a suo modo una persona colta.
Negli anni '70 leggeva, comprandoli per pochi spiccioli sulle bancarelle, i classici del pensiero politico di sinistra, e cercava di trarne sapienza per il suo stile di vita.
Spesso capiva poco, ma non demordeva, trascriveva su carta quel che non capiva e lo spediva per lettera a Ciccio Greco.
Già…  Ciccio Greco, suo amico di gioventù in Puglia e poi docente appunto di greco al Ginnasio…  e Ciccio Greco gli rispondeva.

La cultura è questa: elaborare valori e influenze per lo stile di vita. Questo è un sapore.
Ricordo il sapore o meglio l'odore di quei libri in quella libreria che lo zio si era  costruita da solo.
Io, allora bambino, compresi che tutti quei nomi strani, Marx, Engels, Rosa Luxemburg, Trotskij, Mao, Labriola, Gramsci… un giorno sarebbero stati affar mio.  E così fu.
Come fu affar mio costruirmi una libreria.

La mia prima libreria, precoce per un bambino, me la costruì lo zio; forte e robusta, una libreria da adulto. Ma appena ebbi forza e perizia sufficiente ne costuii una io; certo non un grande esempio di carpenteria,  ma  era la mia libreria.

Ma entriamo meglio della dimensione sapienziale della lettura.
E' appunto una dimensione propria, e non ha nulla a che fare con l'ammaestramento; è un momento in cui  si crea un nuovo spazio, un proprio spazio  di costruzione di sé.
E’ lo spazio per la meditazione futura. 

Diffido di chi si proclama meditatore e non ama leggere; quando ha creato tale spazio interiore? A meno che non si abbia una naturale propensione per la contemplazione della natura, o in mezzo alla natura si viva, è difficile  arrivare alla meditazione senza passare dalla lettura.

Teresa d'Avila trovava nel libro il giusto passaggio per quella che lei chiamava orazione mentale, cioè la meditazione come oggi viene intesa.
E' uno spazio dove coesistono piacere ed impegno,  presenza e fuga.
E' lo spazio della coincidenza degli opposti.

Quando ero piccolo il modo migliore di spendere duecento lire era comprare Tex.
Per un bambino che aveva appena imparato a leggere non era impresa semplice affrontare le centotrenta pagine degli albi di allora.
Era un fumetto denso di nuvole ricche di scritte e spiegazioni.
I disegni allora non erano neanche un gran che; si perfezionarono in seguito e  le pagine scesero a centoquattordici.
Insomma, era un piacere impegnativo. Un impegno a cui tenevo molto però, tanto che, malgrado la mia avidità di lettore in erba, disdegnavo i fumetti più brevi e semplici come Soldino e Topolino; e pur ammirando un personaggio come il Grande Blek non lo ritenevo all'altezza di Tex, verso il quale indirizzavo soldi e sforzi.

Ancora adesso il potermi leggere in santa pace un texone (i grossi albi disegnati da grandi autori)  mi  arreca un profondo piacere e sapore.
E' anche un ricordo della mia crescita; provo un senso di auto tenerezza quando penso a come pronunciavo certi nomi! Per me l'amico indiano di Tex era Tiger pronunciato appunto "Tiger" e non taigher … per non parlare del mitico mago malvagio: Baron Samedi pronunciato appunto "samedi" e non samdì.

E' il tempo che scorre, è la crescita, è il rendersi conto che quel “tizzone d’inferno” usato da Tex,  (espressione che usavo a mia volta e per la quale venivo redarguito) viene dal Manzoni che a sua volta lo aveva rubato alla letteratura religiosa del cinque/seicento. Eh già… lui, il Manzoni, si documentava.
E' con le letture in parte ingenue dei fumetti e dei romanzi d'avventura, Salgari in testa, che si apprende ad apprendere, si rompe con la quotidianità,  si gustano nuovi sapori e si creano valori,  in testa quello della lealtà.
E' grazie a questo precoce piacevole impegno che da adulto sono riuscito a concentrarmi su letture oltremodo impegnative.

Per preparare la mia tesi di dottorato il tutor  mi sottopose  una serie di letture che lui stesso aveva definito “impossibili”. Impossibili per prolissità, oscurità, complessità.
Ma per chi si è temprato sin da piccolo nel piacere-impegno della lettura, tutto riesce bene. 

Oggi l’istruzione punta a quello che io chiamo "perbenismo amorale".
L'importante è essere “per bene”…anche senza nessun contenuto etico specifico o valoriale. E’ quanto basta.
Al  perbenismo amorale fanno da contraltare gli "odiatori" che impazzano sui social.
Due facce della stessa medaglia.

La lettura è di fatto sconsigliata, l'ammonimento della mia collega d'allora è diventato dogma.
Si studia quel poco che serve magari scaricandolo da Internet. Niente approfondimento, niente riflessione.
Il trionfo dell'idiozia ammaestrata.

L'antidoto: la lettura come pratica sapienziale.
Ma come praticarla?
Ripartendo dall'infanzia.
Leggevo? Quali le prime letture? Cosa leggevo, come, in che  modo?
In casa mia si leggeva? Chi leggeva, e cosa?
Ricordare gli odori, i sapori, le sensazioni, i gusti, le  emozioni, i sentimenti, i valori.
Appunto i valori: quali erano i valori dei personaggi che incontravo nelle mie letture giovanili? I loro interessi, le abilità, i vizi e le virtù?  Quali hanno maggiormente influenzato le mie scelte?

E in che modo le mie letture giovanili e quelle attuali sono collegate?
Quale piacere traggo oggi dal leggere, a cosa mi avvicina la lettura, in quali mondi mi porta?
Che relazione c'è tra ciò che leggo e ciò che studio?
Tra ciò che leggo e ciò che vedo, cinema, TV, teatro, arte, web?
Tra ciò che leggo e come vivo, emozioni, sentimenti, valori, relazioni?

Lasciate che tutto ciò scorra come un fiume, come tante nuvole in un cielo terso, lasciate che tutto sia, tra sogno e realtà, tra ricordo e immaginazione.
Prendete qualche appunto, trasformartelo in auto narrazione, in storie.
Fissate il narrato in poche frasi, le poche frasi in poche parole, le poche parole in pochissime parole. 
Meditare su quelle parole, gustatene il sapore, fatele maturare dentro di voi e poi usatele per creare progetti di vita.
Allungare e stringere, allargare  e condensare, investigare e progettare.
E' un processo alchemico: la lettura si trasforma in scrittura, la scrittura di nuovo in lettura, e così via.
Ricordo e progettualità s'incontrano.
Intelletto e anima dialogano.
L'anima prende sempre più vita, ci anima appunto.

E' incredibile vedere cosa accade, quanta energia si muove, quanto ricca diventi la vita e la sua esperienza.
Diventiamo consapevoli di molte cosa su di noi e sulla  nostra storia, sui nostri desideri e aspirazioni.
Tutto ciò non ha nulla di nostalgico o di retrò; al contrario diventa un'attività altamente energizzante.
Si acquisterà un rinnovato piacere alla lettura, allo studio, all'impegno, alla progettazione e alla cura di sé.
Provate.

Straf.


Se ti è piaciuto questo articolo, condividilo utilizzando i pulsanti qui sotto. Grazie.

Nessun commento:

Posta un commento