di André Kukla
Ponte alle Grazie, 2016.
Non si tratta del
solito librino pretenzioso, ironico o finto ironico che dispensa trucchi e
trucchetti per avere la meglio sulla nostra mente.
No.
Non è un librino
che accontenta tutti alla lettura e non soddisfa nessuno nella pratica.
Diciamolo, la
maggior parte delle persone amano crogiolarsi nelle proprie trappole mentali;
non amano però ammetterlo, anzi
sostengono l'esatto contrario e si proclamano grandi combattenti della mente.
Il librino
pretenzioso, ironico, insulso,
accontenta costoro con un'amena lettura;
si possono così vantare con amici
e amiche del proprio percorso di crescita. Ma in realtà è tutto una finta,
nulla cambia, anzi la lettura stessa diventa un ulteriore trappola mentale.
Sono libri
"gattopardeschi", si fa finta che cambi tutto affinché nulla cambi.
André Kukla,
docente dell'Università di Toronto, esperto di Filosofia della Mente e di
Filosofia della Scienza, di Sociologia della Conoscenza e Psicologia Cognitiva,
non si presta a tale gioco. Il suo è un manuale serio, meditato, scritto sì con
ironia e garbo ma privo di sconti.
Il suo punto di
partenza è profondamente sapienziale:
Per ogni cosa c'é il suo momento, il suo tempo
per ogni faccenda sotto il cielo.
E' una massima
sapienziale ricalcata dal Qoelet, uno
dei libri più belli della Bibbia.
Il punto è che
raramente riusciamo a fare la cosa adeguata nel momento giusto, spesso ci
disperdiamo nei meandri dei nostri pensieri e tali meandri diventano delle vere
e proprie trappole.
Sappiamo bene
quanto le trappole della mente siano nocive, eppure vi cadiamo. Sul perché ciò accade, Kukla, da buon
filosofo, postula un trittico quasi gorgiano.
1) Spesso non
siamo consapevoli di ciò a cui stiamo pensando.
2) Anche quando
siamo consapevoli di ciò che pensiamo, spesso non ne riconosciamo la natura
nociva.
3) Anche quando
riconosciamo la natura nociva dei pensieri, spesso non riusciamo a modificare
l'atteggiamento per forza dell'abitudine.
Dopo queste
premesse l'autore analizza le varie trappole della mente dando loro un nome e spiegando
come si articolano nella nostra mente.
Troviamo quindi:
la persistenza, l'amplificazione, la fissazione e molte altre.
Dopo la
rassegna di ciascuna modalità passa ad analizzare come si possa evitare di cadere
nelle suddette trappole. In appendice (assai preziosa) descrive la pratica
dell'osservazione del pensiero.
Come direbbe il
saggio: scusate se è poco.
Se ci
sottoponiamo a tale tirocinio la qualità del pensare cambia.
Davvero: il
pensare ha un altro sapore, ogni pensiero libero da vecchie pastoie sorge con
una nuova fragranza come del buon pane appena sfornato.
Cosa c'è di più
antico del pane, cosa c'è più antico del pensare? Eppure sia il pane che il
pensiero hanno la magia della novità, della creazione, della rinascita.
Buona lettura e
soprattutto buona pratica.
Straf.
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