martedì 10 dicembre 2019

LE PERSONE TOSSICHE PARTE II: IL FARAONE

Oggi affronteremo una categorie di persone tra le più tossiche di tutte: i faraoni.
I faraoni!? Direte voi… e chi sono? 
Quelli dell'antico Egitto?

Beh sì, in qualche modo sì ma solo per metafora.

Per comprendere la situazione  è utile la Bibbia, soprattutto i passi dell' Esodo dove viene narrato il confronto tra Mosè ed il Faraone.

Prima di tutto dobbiamo dire alcune cose molto semplici su come leggere la Bibbia.
Noi rimaniamo sempre spiazzati quando nel Vecchio Testamento incontriamo la parola “Dio”. Soprattutto in frasi quali: "E Dio rese ostinato il cuore del Faraone" (Esodo 13; 2).
Ad una lettura lineare una frase del genere suona come assurda, in quanto parrebbe che Dio sia in qualche modo malvagio e renda cattivo il Faraone.

Non è proprio così.
La Bibbia viene considerata un testo ispirato da Dio; ispirato, non dettato da Dio. Quindi l'uomo è parte integrante del processo sia narrativo che interpretativo.
La Bibbia è considerata parola di Dio nel suo complesso, ovvero nella sua totale dimensione narrativa, sapienziale, profetica.

Quando nel tessuto narrativo si parla di Dio, non lo si può considerare un protagonista fra tanti altri, sarebbe una bestemmia; Lui è al di sopra degli altri, Lui è la narrazione  nel suo insieme.
Per dirla alla Bateson: Lui è il sistema, non uno degli elementi del sistema.
Infatti nel testo originale non compare mai la parola Dio ma una parafrasi o il tetragramma JHWH.

Quindi quando leggiamo certe frasi è come se s'intendesse: l'ordine delle cose, l'ordine del sistema, e così via.
Seppure in una maniera arcaica è come se si delineasse una struttura narrativa che noi oggi chiameremmo scientifica, ovvero una narrazione comprensibile secondo delle leggi.
E’ importante comprendere bene questo aspetto.

Il confronto tra Mosè ed il Faraone va dunque letto come il confronto tra due modalità  di valori.
Mosè è colui che ascolta la propria vocazione profetica, ovvero la  voce profonda della coscienza che cerca di renderci liberi.

Mosè da valore all'ascolto, all'esigenze proprie e del suo popolo.
Un ascolto che libera la coscienza.
Il Faraone invece è colui che ascolta la voce del possesso: tutto per lui è cosa.  Cosa da  possedere.

Il faraone in realtà non è di per sé malvagio.
Crede anzi di fare il  bene per il suo popolo;  ma la sua è una credenza basata sul possesso.
Il possesso indurisce il cuore, ci rende ostinati, e questo è un dato di fatto.
E Dio rese ostinato il cuore del Faraone. Es. 13;2.

E' l'ordine delle cose, è l'ordine del possesso a indurire il cuore e a renderlo ostinato nella sua sete di possesso.
Questo indurimento genera delle piaghe atroci (Le piaghe d'Egitto).
Quando noi induriamo il cuore, intorno a noi si genera dolore.

Il Faraone allora prova a mollare la presa, concede la libertà a Mosè e ai suoi,  ma poi ci ripensa perché il senso del possesso ha il sopravvento; ha il sopravvento  l'ostinazione.
Si getta all'inseguimento delle cose perdute e viene travolto.
E' così... il senso del possesso ci travolge come le acque del Mar Rosso.
Carri, cavalli, cavalieri, fanti, tutto è travolto; il senso del possesso ha questo epilogo.

E quindi? Direte voi?
I Faraoni esistono.
Genitori, mariti, mogli, amanti, amici, datori di lavoro, politici, sfruttatori vari, ricattatori morali si comportano spesso come dei faraoni che ci vogliono  possedere come oggetti.
Dobbiamo imparare a riconoscere il loro senso di possesso e  prendere le distanze.
Dai Faraoni intorno a noi dobbiamo imparare a difenderci.
A questo scopo le pratiche del non conforme sono di grande aiuto.
Esiste però anche un Faraone interiore: impariamo ad individuarlo.
Noi stessi possiamo diventare Faraoni volendo possedere gli altri, volendo possedere sempre più oggetti, o persone ridotti ad oggetti.
Spesso ci ostiniamo ad inseguire un amore passato, e in questo inseguimento perdiamo noi stessi. Come il Faraone veniamo travolti dal Mar Rosso della rabbia, del risentimento e del rammarico. 

C'è un Faraone che vuole possedere gli altri ma anche e soprattutto la nostra anima, ciò che ci anima, (vedi articolo il Fantozzometro) rendendoci ostinati nelle nostre sofferenze solo perché sono note.
Possiamo  diventare Faraoni di noi stessi con  pretese contrastanti che soffocano le nostre potenzialità rendendoci schiavi  di ambizioni spesso smodate, o al contrario di pretese così modeste che ci portano ad una perenne auto-svalutazione. 
  
Esiste però anche un Mosè interiore, non solo un Faraone.
Secondo i cabalisti esiste un Bechinat Moshe, una qualità "mosaica" dentro ciascuno  di noi che è in grado di affrancarci dalle nostre prigioni interiori.
Impariamo ad ascoltarla.
Impariamo il coraggio di dire al nostro Faraone interiore il ritornello della  famosa canzone: Let my people go!

Sperimentiamo il senso pieno di poterlo dire e pensare.
Esprimiamo il coraggio di lasciare andare le nostre autentiche potenzialità verso una nuova dimensione creativa: la  terra promessa.
Ricordiamo inoltre che le meditazioni descritte: "Lascia andare e sii beato" e "Accogli e sii beato" sono sempre di grande aiuto per queste situazioni. 


Straf.

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