sabato 14 dicembre 2019

RECENSIONE: IL POTERE EMOTIVO DEI GESTI


Il potere emotivo dei gesti
di Amy Cuddy
Sperling & Kupfer, 2016.               


E' un libro che ha avuto un successo mondiale, e anche a distanza di anni continua ancora a vendere,  tanto che in Italia è uscita una recente edizione economica.
Ma cos'ha di così straordinario questo libro, e perché lo si può inserire in un discorso di pratiche sapienziali?
E' un libro straordinario perché riesce a coniugare una grande semplicità ad una puntigliosa documentazione.
E' semplice nella narrazione; l'autrice non si fa scrupolo di raccontare le proprie vicende, anche le più dolorose, senza enfasi ma con naturalezza, ma il racconto è scandito da una documentazione precisa e rigorosa.
Il tutto assume spesso l'effetto di una rivelazione.
La rivelazione non è qualcosa di inaspettato ma, al contrario, è qualcosa che in qualche modo sapevamo già ma non osavamo né ammetterlo né tantomeno delinearlo.
Tutti  noi sappiamo quanto siano importanti la postura fisica e la gestualità del corpo per la propria vita eppure raramente ci soffermiamo a rimarcarlo in maniera consapevole.
La lettura di molti manuali sul linguaggio del corpo e della postura spesso non ci rivelano nulla di particolare, se non qualche piccola curiosità.
Il testo della Cuddy no.  
Lei ci rivela sempre qualcosa.
Ha la capacità di inserire la dimensione del corpo in molte situazioni e problemi.
E’ emblematica la trattazione del problema psicologico noto come " il complesso dell'impostore", complesso del quali tutti siamo stati in qualche modo vittima, autrice compresa.
E' quel complesso che ci fa sentire: non degni, non adeguati, non meritevoli della situazione in cui siamo inseriti.
Il modo in cui l'autrice lo affronta e lo inserisce della dimensione corporea ci rivela una situazione che in qualche modo conoscevamo ma che non eravamo in grado di delineare con lucidità.
Quanto detto sarebbe già sufficiente per inserire il libro in un discorso sapienziale; ma proviamo ad aggiungere qualcosa.
Nel preambolo di questo blog si era detto che il discorso "sapienziale" è un discorso sul "sapore"- "sapere" della vita.
Noi possiamo cogliere questo sapore nella misura in cui ci sentiamo degni di appartenere alla vita, all'esistenza.
E' un discorso di antropologia filosofica,  non in senso accademico ma in senso pratico: qual è  il mio posto nel mondo?
E' la domanda che precede ogni discorso sapienziale.
Il mio posto lo devo trovare per prima cosa nel corpo, nella postura.
La mia postura è  il mio essere nel mondo.
Io sono nel mondo, pur nella mia dimensione spirituale che trascende il mondo:  io sono nel mondo, ho il diritto ad esserci, ho il diritto ad abitarci.
Il mio essere nel  mondo è per prima cosa essere nel mio corpo.
Il corpo è la mia prima casa.
Per questo è così importante il complesso dell'impostore, perché è un complesso che nega il mio diritto ad essere nel posto in cui sono.   
La prima risposta sapienziale è quindi nel corpo e in tutte le conseguenze emotive che comporta.
Se vogliamo quindi gustarci tutta la sapienza del corpo, il libro della Amy Cuddy è un valido ausilio.


Straf.

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