Continuiamo con la nostra pratica del non
conforme.
La volta scorsa eravamo rimasti in piedi, come
Bahubali, non conformi a nessuno schieramento, estranei ai conflitti intorno a
noi.
(vedi il post non conforme III).
Questa estraneità ci ha permesso di radicarci:
aumentando la nostra energia, la nostra consapevolezza, la nostra creatività.
Bene, ma non basta.
Non possiamo stare in kayotsarga- mudra in eterno.
Le pratiche ascetiche indicano la via, ma non
sono la via.
La via è vivere nel quotidiano, qui e ora.
I maestri del passato sono importanti ma è
necessario integrarli con quelli più recenti.
Un grande maestro del novecento è stato Sri
Aurobindo, ideatore del purna yoga,
lo yoga integrale.
Personaggio semplicemente straordinario.
Indiano di nascita, occidentale di formazione,
internazionale di spirito. Ha girato il mondo imparando oltre che l'ovvio inglese:
l'italiano, il tedesco, il francese e lo
spagnolo, tanto da leggere i rispettivi classici in ciascuna lingua.
Anche con le lingue antiche non se la cavava
male: greco, latino e naturalmente il sanscrito.
Ma non è stato solo un grande erudito ed un
geniale filosofo; è stato anche un grande attivista per l'indipendenza
dell'India e soprattutto un maestro illuminato che ha saputo coniugare gl'insegnamenti
orientali in chiave moderna e comprensibile anche agli occidentali.
Fondò un Ashram
(comunità) a Pondicherry in India e lo diresse con la sua compagna, Mirra
Alfassa, chiamata da tutti semplicemente Mére
(madre).
Nella foto lui e Mére.
Il suo insegnamento è troppo vasto perché lo si
possa affrontare in questa sede, anche
se su tale maestro avrò modo di tornarvi.
Il suo yoga integrale è una modalità attuale per
raggiungere gli alti livelli di coscienza in una società complessa come la
nostra.
Ma vediamo come Sri Aurobindo ci può aiutare nel
nostro percorso del non conforme.
Il punto da capire è che l'asana (la postura) non è un fatto meramente fisico.
Non è neanche un fatto mentale o psicologico, ma è
un fatto esistenziale, ontologico.
Dobbiamo comprendere che in ogni nostro gesto,
pensiero ed azione c'è un attività globale.
Se abbiamo imparato ad usare il Syat, (il può essere), se abbiamo
imparato a distaccarci, a non essere reattivi,
ora è venuto il momento di prendere una posizione (asana) nelle situazioni della
vita.
Se abbiamo imparato ad essere immuni (o quasi) dalle
manipolazioni, se abbiamo imparato a non farci coinvolgere nelle discussioni
sterili, è giunto il momento di prendere delle posizioni (asana).
Prendere posizione non significa schierarsi
(anche se in certi casi è ovvio che è necessario).
Prendere posizione ha a che fare con il proprio essere nel mondo.
Di fronte a certe situazioni dobbiamo domandarci:
"io di fronte a questa situazione come mi pongo? Il mio operato, le mie
azioni, il mio atteggiamento, il mio pensiero, come funziona? Contribuisco ad
un miglioramento oppure ad un peggioramento di codesta situazione?"
"La mia posizione, il mio atteggiamento, reca beneficio o danno
agli altri?"
"La mia posizione è una chiusura egoistica o
è un apertura all'incontro e all'evoluzione?"
Il punto è non piegare il corpo al volere
dell'ego, il punto è liberare la coscienza dai condizionamenti che ci fanno
soffrire e fanno soffrire gli altri.
Bisogna diventare consapevoli delle proprie
parole: "che parole uso e in che tono le uso".
Bisogna osservare i pensieri le azioni ed il
carattere, ovvero quali caratteristiche assumo in maniera automatica.
Tutto ciò genera una postura che va
armonizzata.
Ogni gesto va armonizzato... ops ... sto cadendo nel non conforme V...
Diventare consapevoli della propria
"postura" è un lavoro su di sé, un sé che però non è astratto e
avulso della realtà che lo circonda.
Il mondo spesso ci riserva un avversa fortuna ma,
per parafrasare il poeta, come reagisco agli strali dell'avversa fortuna?
insomma sempre per dirla alla Shakespeare:
to be or not to be, that is the question.
E' un problema di essere, tutto qui.
Aurobindo è stato un attivista per l'indipendenza
dell'India ma anche un maestro illuminato.
E' stato uno studioso ma è stato in grado di
andare molto oltre lo studio.
E' stato un maestro integrale, veramente
olistico, termine oggi aimè inflazionato.
Forse noi siamo lontani dall’ essere come lui, ma
non importa, il lavoro è uguale per tutti: "Io come mi pongo? Dov'è la mia
anima?" (lavorare ancora sul fantozzometro, vedi articolo).
Il lavoro è questo, la quarta fase del non
conforme.
Questa pratica porta pian piano ad attivare il
nostro guru interiore.
Un guru privo di enfasi e di toni altisonati, un
guru semplice e pacifico, un guru che ci rende sempre meno conformi, sempre più liberi.
Straf.
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