12 Regole per la vita.
Un antidoto al caos.
Di
Jordan Peterson.
My Life 2018.
E'
un libro ruvido, spigoloso come i veri libri sapienziali.
Jordan
Peterson è uno psicoterapeuta di formazione cognitivista ma il suo libro ha
poco della psicoterapia ordinaria. Certo c'è la sua grande esperienza
professionale, e si vede.
La
sua narrazione però va ben oltre che la dimensione clinica.
A
meno che per "clinica" non s'intende tutta la condizione umana.
Condizione
umana che viene narrata e analizzata con un taglio che ricorda molto la
dimensione sapienziale biblica, peraltro assai spesso citata.
Il
Siracide, il Qoelet, Solzencyn,
Nietzsche, Eliot, Kierkegaard e molti altri s'incontrano dando vita ad un
percorso di sopravvivenza tra le dinamiche moderne.
Il
libro si dipana con una speranza di fondo, una speranza minimale ma
fondamentale.
La
speranza in questione è che "se le cose vanno male ciò dipende da
noi".
Può
sembrare tragica e autopunente e invece no.
Perché
se le cose dipendono in qualche modo da
me qualcosa posso fare ma se dipende dalla struttura, dall'Essere, allora
davvero non c'è speranza.
Sapienzialmente
non cade mai nell'ingenuità opposta ovvero che, se dipende da me posso fare
tutto, come spesso sostengono i fautori d'improbabili legge attrattive.
No.
Il mondo è complesso, spesso appare come
un caos che ci opprime e ci travolge ma
non di meno è possibile fare delle scelte di fondo e rendere la nostra vita
migliore.
Seguendo
questo assunto l'autore propone 12 percorsi sapienziali ognuno concentrato in
una massima (regola) che da titolo al capitolo corrispondente.
Lo
ripeto è un libro spigoloso, non sempre si riesce ad essere d'accordo con lui
ma d'altra parte, come diceva mio padre,
la ragione si dà ai fessi non ai saggi.
In
una dimensione sapienziale è sicuramente
un libro da sperimentare.
Straf.
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