giovedì 24 ottobre 2019

BOUVARD E PECUCHET, OVVERO L'ANTICOACHING


Esiste un libro che io considero fondamentale per chi voglia praticare la via del coaching.
E' un libro in qualche modo non conforme, non rientra cioè tra la bibliografia canonica del coaching, l'autore non è  Dilts né Withmore, né qualcuno di tal gruppo.
L'autore è quel genio incontenibile di Gustave Flaubert.

Lo so, molti non se lo aspettano  l'autore  di Madame Bovary  in una riflessione sul coaching, eppure è  così.
Il libro, come si può dedurre dal titolo, è Bouvard e Pécuchet.
Non è un libro semplice.
Non che sia di difficile lettura, al contrario è un libro agile e spassoso, spesso esilarante.

Ma la difficoltà è proprio in questa dimensione comica o meglio tragicomica che spesso trasporta il lettore da uno stato di euforia  ad uno stato di frustrazione e depressione nel seguire le imprese dei due protagonisti.
Inoltre è un libro incompiuto e lascia un poco di amaro in bocca.
E' comunque un testo geniale.

Ma chi sono questi Bouvard e Pécuchet?
Sono due brave persone.
Lavorano entrambi come copisti: Bouvard per una ditta commerciale, Pécuchet al  ministero della Marina.
I due  s'incontrano e scoprono non solo di fare lo stesso mestiere ma di avere le stesse ambizioni culturali e imprenditoriali; entrambi sono divorati da una grande sete di sapere.

L'eredità di Bouvard cambia loro la vita e i due possono dedicarsi alle loro aspirazioni.
E qui iniziano le loro tragiche avventure.
Si dedicano con uguale e disastroso insuccesso praticamente in ogni campo dello scibile umano e imprenditoriale.
Da coach sorge quindi spontanea la domanda: perché falliscono?
Cosa c'è che non va in loro?

Per prima cosa detestano il loro onesto lavoro che poi sono costretti a riprendere.
Questo è un punto spesso sottovalutato.
Il disprezzare il proprio lavoro senza provare quella gratitudine verso quel lavoro (in fin dei conti non tanto male) che comunque ti permette di vivere fa scattare un meccanismo strano.
Il disprezzo porta a sopravvalutare a idealizzare le alternative a quel lavoro.
L'idealizzazione crea tutta una serie di suggestioni che impediscono la pianificazione concreta delle alternative.

La suggestione è una brutta bestia. Inizialmente può essere utile ma se rimane persistente è finita.
Esistono persone drogate di suggestioni: si lasciano appunto suggestionare dalle proprie intuizioni e lì vi rimangono pensando che il più sia fatto.

Ma le cose non girano così; il lavoro in realtà non è ancora iniziato, le difficoltà non sono state messe in conto, la concretezza manca… e così quando l' ingenuo ardore viene meno, si passa ad una nuova impresa, ad una nuova suggestione e così via.

La maggior  parte di imprese commerciali in Italia fallisce ancor prima di iniziare veramente.
La pianificazione rimane spesso una suggestione infantile.
I Bouvard e i Pécuchet sono pericolosi, agiscono sempre in coppia; se sono soli cercano inevitabilmente un complice per trasformarlo in un loro doppio, perché un po' Bouvard o Pécuchet lo siamo tutti, e ci vuol poco ad attivare il Pécuchet che c'è in noi.
E' inevitabile: le suggestioni attirano.

Ho un amico, un caro amico che attiva il Pécuchet che è in me e vi assicuro faccio fatica a neutralizzarlo: è capace di passare dal nulla, al nulla ponderato, per finire al nulla realizzato.
Il suo motto è: "l'alternativa potrebbe essere", il  problema è che l'alternativa non viene mai analizzata, né programmata; dura solo il tempo di un'altra suggestione.  E così via.
Stiamo attenti dunque.

Naturalmente nel capolavoro di Flaubert c'è molto di più e quindi vi consiglio la lettura del testo.
Possiamo comunque cercare di comprendere questo “di più” utilizzando la distinzione che propone Robert Dilts  tra coaching con la c minuscola e coaching con la C maiuscola.
Il Coaching con la C maiuscola non mira solo a raggiungere dei singoli obiettivi in uno specifico ambito, ma crea una consapevolezza della complessità  dei vari livelli cognitivi ed esistenziali.

Un coaching consapevole non può essere separabile da un'analisi dei processi culturali di una società. Bisogna in qualche modo anche essere consci dei limiti che il sistema culturale offre.
Flaubert compie una critica spietata di un modello culturale basato sull'ingenuità, sulle nozioni libresche, sul tecnicismo ingenuo.

E' necessario quindi  stare attenti a quei manuali, libri,  corsi e simili che in realtà attivano il Pécuchet che è in noi.
E' facile cadere nella suggestione di essere imprenditori, manager, geni del mercato e simili.
Un sano e disincantato umorismo alla Flaubert sarà un utile antidoto a molta faciloneria in circolazione.
Per oggi basta così... anche perché suona il cellulare ... temo che sia il mio amico "Bouvard".

Straf.

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