Esiste un libro
che io considero fondamentale per chi voglia praticare la via del coaching.
E' un libro in
qualche modo non conforme, non rientra cioè tra la bibliografia canonica del coaching,
l'autore non è Dilts né Withmore, né
qualcuno di tal gruppo.
L'autore è quel
genio incontenibile di Gustave Flaubert.
Lo so, molti non
se lo aspettano l'autore di Madame
Bovary in una riflessione sul
coaching, eppure è così.
Il libro, come si
può dedurre dal titolo, è Bouvard e
Pécuchet.
Non è un libro
semplice.
Non che sia di
difficile lettura, al contrario è un libro agile e spassoso, spesso esilarante.
Ma la difficoltà
è proprio in questa dimensione comica o meglio tragicomica che spesso trasporta
il lettore da uno stato di euforia ad
uno stato di frustrazione e depressione nel seguire le imprese dei due
protagonisti.
Inoltre è un
libro incompiuto e lascia un poco di amaro in bocca.
E' comunque un
testo geniale.
Ma chi sono
questi Bouvard e Pécuchet?
Sono due brave
persone.
Lavorano entrambi
come copisti: Bouvard per una ditta commerciale, Pécuchet al ministero della Marina.
I due s'incontrano e scoprono non solo di fare lo
stesso mestiere ma di avere le stesse ambizioni culturali e imprenditoriali;
entrambi sono divorati da una grande sete di sapere.
L'eredità di
Bouvard cambia loro la vita e i due possono dedicarsi alle loro aspirazioni.
E qui iniziano le
loro tragiche avventure.
Si dedicano con
uguale e disastroso insuccesso praticamente in ogni campo dello scibile umano e
imprenditoriale.
Da coach sorge
quindi spontanea la domanda: perché falliscono?
Cosa c'è che non
va in loro?
Per prima cosa
detestano il loro onesto lavoro che poi sono costretti a riprendere.
Questo è un punto
spesso sottovalutato.
Il disprezzare il
proprio lavoro senza provare quella gratitudine verso quel lavoro (in fin dei
conti non tanto male) che comunque ti permette di vivere fa scattare un
meccanismo strano.
Il disprezzo
porta a sopravvalutare a idealizzare le alternative a quel lavoro.
L'idealizzazione
crea tutta una serie di suggestioni che impediscono la pianificazione concreta
delle alternative.
La suggestione è
una brutta bestia. Inizialmente può essere utile ma se rimane persistente è
finita.
Esistono persone
drogate di suggestioni: si lasciano appunto suggestionare dalle proprie
intuizioni e lì vi rimangono pensando che il più sia fatto.
Ma le cose non
girano così; il lavoro in realtà non è ancora iniziato, le difficoltà non sono
state messe in conto, la concretezza manca… e così quando l' ingenuo ardore
viene meno, si passa ad una nuova impresa, ad una nuova suggestione e così via.
La maggior parte di imprese commerciali in Italia
fallisce ancor prima di iniziare veramente.
La pianificazione
rimane spesso una suggestione infantile.
I Bouvard e i
Pécuchet sono pericolosi, agiscono sempre in coppia; se sono soli cercano
inevitabilmente un complice per trasformarlo in un loro doppio, perché un po'
Bouvard o Pécuchet lo siamo tutti, e ci vuol poco ad attivare il Pécuchet che
c'è in noi.
E' inevitabile:
le suggestioni attirano.
Ho un amico, un
caro amico che attiva il Pécuchet che è in me e vi assicuro faccio fatica a
neutralizzarlo: è capace di passare dal nulla, al nulla ponderato, per finire
al nulla realizzato.
Il suo motto è:
"l'alternativa potrebbe essere", il
problema è che l'alternativa non viene mai analizzata, né programmata;
dura solo il tempo di un'altra suggestione. E così via.
Stiamo attenti
dunque.
Naturalmente nel
capolavoro di Flaubert c'è molto di più e quindi vi consiglio la lettura del
testo.
Possiamo comunque
cercare di comprendere questo “di più” utilizzando la distinzione che propone Robert
Dilts tra coaching con la c minuscola e
coaching con la C maiuscola.
Il Coaching con
la C maiuscola non mira solo a raggiungere dei singoli obiettivi in uno
specifico ambito, ma crea una consapevolezza della complessità dei vari livelli cognitivi ed esistenziali.
Un coaching
consapevole non può essere separabile da un'analisi dei processi culturali di
una società. Bisogna in qualche modo anche essere consci dei limiti che il
sistema culturale offre.
Flaubert compie
una critica spietata di un modello culturale basato sull'ingenuità, sulle
nozioni libresche, sul tecnicismo ingenuo.
E' necessario
quindi stare attenti a quei manuali,
libri, corsi e simili che in realtà
attivano il Pécuchet che è in noi.
E' facile cadere
nella suggestione di essere imprenditori, manager, geni del mercato e simili.
Un sano e
disincantato umorismo alla Flaubert sarà un utile antidoto a molta faciloneria
in circolazione.
Per oggi basta
così... anche perché suona il cellulare ... temo che sia il mio amico
"Bouvard".
Straf.
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