La terza pratica che vi voglio presentare è il non conformismo.
Non si tratta
dell'anticonformismo di facciata, né tantomeno della trasgressività, a sua
volta di moda.
No, è altra cosa.
Se voglio gustare
appieno il sapore della vita debbo
creare un distacco dalle opinioni e dalle abitudini che mi vengono imposte.
Tutti ci
illudiamo di essere individui autonomi pensanti e consapevoli, ma non è vero;
siamo inseriti dentro ad un flusso di consumi, opinioni, manipolazioni e
reazioni che ci circondano, ed è difficile uscirne fuori del tutto, forse è
impossibile, forse è anche inutile.
Non si tratta di
fare gli eccentrici, gli alternativi, i trasgressivi, di giocare a fare gli
illuminati od altro. Non funziona.
Il punto è che
bisogna comprendere quali sono i
meccanismi che ci rendono conformi a... e quindi poco lucidi, molto reattivi ma
poco lucidi.
Uno meccanismo
tra i più pericolosi è quello del pensiero duale, quello del derby, della
contrapposizione. Guelfi o Ghibellini, Montecchi o Capuleti, rossi o neri,
Genoa o Sampdoria, pro o contro.
Il pensiero duale
ti frega, sempre, senza appello. Non importa a quale fazione aderisci, sei
reclutato, ingabbiato.
Ma allora non
bisognerebbe mai prendere posizione? Oppure cercare sempre una terza via? O un
ingenuo centrismo? Un' ipocrita neutralità?
Certo che no,
anzi sul termine posizione avremo modo di tornarci in modo dettagliato.
In punto è un
altro, è disattivare il meccanismo stesso della contrapposizione. Comprendere
perché ci vogliono contrapposti oppure neutrali, neutri, neutralizzati,
incapaci ed impotenti.
Facile a dirsi…
ma in concreto?
Bisogna
comprendere cosa ci provoca, ci irrita, ci infastidisce e nello stesso tempo ci
rassicura, ci consola.
Questo va ben
compreso altrimenti saremo manipolati.
Naturalmente ciò
è possibile nella misura in cui abbiamo lavorato con la nostra anima ed il
“fantozzometro”.
Più saremo
ascoltatori della nostra anima, di ciò che ci anima, meno saremo reclutabili
alle crociate altrui.
Siano esse
crociate politiche, commerciali, pubblicitarie ed altro.
L'anticonformismo
non è quindi un vestito da indossare una volta per tutte, è una pratica, lenta
e faticosa, che va svolta momento per momento.
E' un processo di
disattivazione dei meccanismi reattivi.
La
reattività, l'aggressività, la paura, la
scarsa riflessione, ci rendono conformi, manipolabili.
Iniziamo con
poco, proviamo a non sentire subito il
bisogno di dire la propria, di avere un opinione, lasciamo spazio alla
riflessione e vediamo cosa succede.
Facciamoci delle
domande. Domande su di noi... perché reagisco così a questa situazione.
Domande su gli
schieramenti, quali sono gli interessi in campo: economici, politici,
religiosi, ideologici, strategici od altro.
Esercitiamoci a
smontare e rimontare le nostre opinioni, quanto siano collegate a preconcetti o
ad emozioni che poco o nulla hanno a che fare con la questione.
Esercitiamoci
a smontare e rimontare le argomentazioni di chi ci vuole guelfo o ghibellino.
Esercitiamoci ad
ascoltare sempre più la nostra anima. Senza enfasi o presunzione. Solo semplice
ascolto.
La pratica del
non conformismo è una pratica spesso scomoda.
E' una pratica
lenta ma fondamentale per gustare nuovi sapori della vita.
Tornerò su questo
tema proponendo nuovi esercizi.
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