venerdì 11 ottobre 2019

PRATICA: IL NON CONFORME


La terza pratica che vi voglio presentare è il non conformismo.

Non si tratta dell'anticonformismo di facciata, né tantomeno della trasgressività, a sua volta di moda.
No, è altra cosa.

Se voglio gustare appieno il sapore della vita  debbo creare un distacco dalle opinioni e dalle abitudini che mi vengono imposte.

Tutti ci illudiamo di essere individui autonomi pensanti e consapevoli, ma non è vero; siamo inseriti dentro ad un flusso di consumi, opinioni, manipolazioni e reazioni che ci circondano, ed è difficile uscirne fuori del tutto, forse è impossibile, forse è anche inutile.

Non si tratta di fare gli eccentrici, gli alternativi, i trasgressivi, di giocare a fare gli illuminati od altro. Non funziona.
Il punto è che bisogna  comprendere quali sono i meccanismi che ci rendono conformi a... e quindi poco lucidi, molto reattivi ma poco lucidi.

Uno meccanismo tra i più pericolosi è quello del pensiero duale, quello del derby, della contrapposizione. Guelfi o Ghibellini, Montecchi o Capuleti, rossi o neri, Genoa o Sampdoria, pro o contro.
Il pensiero duale ti frega, sempre, senza appello. Non importa a quale fazione aderisci, sei reclutato, ingabbiato.

Ma allora non bisognerebbe mai prendere posizione? Oppure cercare sempre una terza via? O un ingenuo centrismo? Un' ipocrita neutralità?
Certo che no, anzi sul termine posizione avremo modo di tornarci in modo dettagliato.
In punto è un altro, è disattivare il meccanismo stesso della contrapposizione. Comprendere perché ci vogliono contrapposti oppure neutrali, neutri, neutralizzati, incapaci ed impotenti.

Facile a dirsi… ma in concreto?
Bisogna comprendere cosa ci provoca, ci irrita, ci infastidisce e nello stesso tempo ci rassicura, ci consola.
Questo va ben compreso altrimenti saremo manipolati.

Naturalmente ciò è possibile nella misura in cui abbiamo lavorato con la nostra anima ed il “fantozzometro”.
Più saremo ascoltatori della nostra anima, di ciò che ci anima, meno saremo reclutabili alle crociate altrui.
Siano esse crociate politiche, commerciali, pubblicitarie ed altro.

L'anticonformismo non è quindi un vestito da indossare una volta per tutte, è una pratica, lenta e faticosa, che va svolta momento per momento.
E' un processo di disattivazione dei meccanismi reattivi.
La reattività,  l'aggressività, la paura, la scarsa riflessione, ci rendono conformi, manipolabili.

Iniziamo con poco, proviamo a  non sentire subito il bisogno di dire la propria, di avere un opinione, lasciamo spazio alla riflessione e vediamo cosa succede.
Facciamoci delle domande. Domande su di noi... perché reagisco così a questa situazione.
Domande su gli schieramenti, quali sono gli interessi in campo: economici, politici, religiosi, ideologici, strategici od altro.

Esercitiamoci a smontare e rimontare le nostre opinioni, quanto siano collegate a preconcetti o ad emozioni che poco o nulla hanno a che fare con la questione. 
Esercitiamoci a smontare  e rimontare le argomentazioni  di chi ci vuole guelfo o ghibellino.
Esercitiamoci ad ascoltare sempre più la nostra anima. Senza enfasi o presunzione. Solo semplice ascolto.

La pratica del non conformismo è una pratica spesso scomoda.
E' una pratica lenta ma fondamentale per gustare nuovi sapori della vita.
Tornerò su questo tema proponendo nuovi esercizi.
     
 Straf.


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